Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 23 dicembre 2009 La gara per l’affidamento della gestione del nuovo canile di Rovereto è andata – come si sa – deserta e quindi non è stata ancora individuato un gestore. Ad interim provvede per ora chi dei cani e gatti randagi e/o abbandonati si è sempre occupato, a Rovereto come altrove in Provincia. Stando alle voci raccolte in ambienti del Comune di Rovereto sembrerebbe che vi sia l’intenzione di affidare il canile di Rovereto ad un gestore proveniente addirittura da altra provincia. Tutti si chiedono – essendo fallita la gara per le poche risorse messe a disposizione dall’Amministrazione comunale – come sarà possibile gestire adeguatamente un canile (e mantenere in vita quelle attività collaterali come il riaffido dei cani abbandonati) se la stessa Associazione che fino ad oggi ha gestito il canile di Rovereto, e quindi ha maturato una notevole conoscenza delle problematiche locali, ha ritenuto assolutamente insufficienti le risorse messe a disposizione e quindi non ha partecipato alla gara pubblica. Il sospetto che a patire le ristrettezze saranno gli ospiti è legittimo. Del resto, non meraviglierebbe se qualche amministratore locale, facendo spallucce, abbia pensato fra sé e sé “tanto i cani sono abituati a fare una vita da cani”! La struttura di Trento non versa in una situazione migliore. Da qualche anno, ormai, l’Associazione che gestisce il canile (la Lega del cane) in modo molto serio e con grande soddisfazione di tutti deve fare i conti con una struttura obsoleta, spazi ristretti, impossibilità di offrire qualche spazio libero agli animali custoditi, molto rumore ed inquinamento da traffico. L’individuazione di un nuovo sito è molto problematica perché, malgrado gli sforzi dell’Amministrazione comunale, vi è sempre qualche comitato, qualche gruppo di cittadini più o meno manovrato, che insorge contro il canile. Come se la presenza del canile nel proprio territorio fosse una iattura. La sindrome di Nimby dilaga. In questo contesto il lavoro dei volontari è reso difficile oltre il tollerabile (soprattutto perché si tratta di volontari), e questo stride in una Provincia che fa del volontariato – ad ogni livello – un proprio punto di prestigio. Eppure è evidente che se questo servizio pubblico faticosamente messo in piedi fra mille ostacoli e mille difficoltà in questi ultimi vent’anni da poche volonterose associazioni animaliste dovesse essere gestito attraverso operatori professionali (vale a dire completamente retribuiti dall’Ente pubblico) i costi lieviterebbero sensibilmente, ma non è detto che lo standard qualitativo raggiunto fino ad oggi potrebbe essere mantenuto. Il problema è sempre uno solo: le scarse risorse disponibili che consentono a mala pena di sfamare gli animali, ma costringono a fare i salti mortali per realizzare quelle iniziative collaterali che consentono di sensibilizzare l’opinione pubblica al problema e creare le condizioni per reperire nuovi volontari per svolgere un’opera non solo meritoria nei confronti degli animali affidati al canile, ma contemporaneamente un lavoro indispensabile per la salute ed incolumità pubblica. La campagna vaccinale contro il propagarsi della rabbia, vaccinazione che nei prossimi mesi interesserà migliaia di animali d’affezione, è lì a dimostrare quanto sia pericoloso abbassare la guardia in questo settore. Ovviamente questa non è l’unica considerazione che dovrebbe indurre gli amministratori ad una maggiore attenzione al problema. Se si conducesse una indagine demoscopica per conoscere l’opinione e l’interesse dei trentini per gli animali d’affezione si scoprirebbe che è un desiderio diffuso il loro dignitoso trattamento e che questo sta più a cuore di tante altre attività sostenute da copiosi contributi pubblici. Ed è evidente che i canili comunali oltre che strutture per gestire le emergenze croniche (randagismo più o meno diffuso) sono anche un punto di riferimento per collocare un animale non più gestibile a livello domestico: è il caso di proprietari che si ammalano o si trasferiscono nelle case di riposo e quindi non possono più tenere il proprio cane o di qualche nidiata indesiderata, e via elencando. Se infine il perdurare della sottovalutazione del problema ci riportasse indietro ai livelli degli anni ’70 e ’80, quando all’emergenza abbandoni fece fronte la buona volontà di due o tre persone (in primis l’opera meritoria della sig.ra Nella Ruz), a fronte di una incombente espansione della rabbia, potrebbe verificarsi una situazione di pericolo anche per la popolazione. Tutto ciò premesso, si interroga il Presidente della Giunta provinciale per sapere: - quali soluzioni verranno adottate dall’Amministrazione comunale di Rovereto per la gestione del nuovo canile, considerato che la gara pubblica è andata deserta per la scarsità delle risorse disponibili, e se corrisponde al vero che potrebbe perfino essere affidato ad un ente gestore che non ha al momento referenti in Provincia di Trento; - se non intenda finalmente reperire risorse adeguate per evitare che una situazione fin qui gestita in modo soddisfacente, soprattutto grazie alla generosità e sensibilità dei volontari, possa venir compromessa a discapito non solo della qualità della vita degli stessi animali, ma anche della sicurezza ed incolumità pubblica; - se non ritenga doveroso intervenire nei confronti del Comune di Trento per accelerare la realizzazione di una nuova struttura più adeguata alle esigenze degli animali e degli operatori del canile, anche nella prospettiva di un miglior rapporto uomo-animali che potrebbe essere promosso in un luogo a questo fine localizzato e gestito. Cons. Roberto Bombarda
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